martedì 19 luglio 2016

Sicurezza Global



Quante sono le probabilità per tre cittadini di Hong Kong di venire accoltellati su un treno locale tedesco da un afgano? Mica poche…







Un tempo eventi che prevedessero l'incontro casuale di uomini di continenti diversi in località periferiche di qualche impero e che evolvessero per giunta in modo folle e criminoso erano massimamente improbabili.
Oggi non è più così. Prima lo sviluppo tecnologico e ora la globalizzazione, il culto di libero scambio di uomini e mezzi, fanno sì che gli incontri più improbabili si realizzino con sorprendente facilità. Aspettiamoci dunque che la Vita si diverta sempre più a smentire la Probabilità, con la netta predominanza, si spera, delle combinazioni più felici.



giovedì 23 giugno 2016

Il mio guru è un animale



Non è indispensabile averne uno. Se però proprio si vuole un guru, dopo avere scartato chiunque si atteggi come tale (un vero guru è scelto da noi, non si propone mai alla nostra venerazione né la incoraggia) consiglio di rivolgersi al mondo animale. Lì si va sul sicuro. A differenza di noi umani, ogni animale è un essere compiuto che racchiude in sé la propria perfezione. Ben lo sapevano gli Egizi che di divinità animali hanno riempito il loro olimpo.




E bene lo sanno anche gli indiani nostri contemporanei che adorano Ganesh, il dio elefante. Quando all’ingresso di un tempio Indù, dopo che avevo lasciato cadere una rupia nel cesto delle offerte, un’enorme elefantessa per ringraziarmi mi toccò con la punta della proboscide sulla fronte, nel profondo ho rabbrividito. Quel bacio in fronte – potente e gentile al di là del pensabile, quel bacio numinoso doveva essere il bacio di un’antica divinità che, per quanto remota, non aveva perso del tutto il suo potere incantatorio. Almeno su di me.    
 
Il divino nell’animale corrisponde, nel mio sentire, a un difetto di coscienza. Che gli animali siano intelligenti e talvolta intelligentissimi lo sappiamo; che al contrario di noi siano inconsapevoli del loro essere individui pare assodato. Ne segue che a separarci dal mondo animale è anzitutto l'ineffabile appendice mentale chiamata autocoscienza. Differenza non da poco. L’autocoscienza è la responsabile prima del nostro saperci mortali: in sua assenza gli animali non sanno di dover morire. Nel loro mondo crudelmente dominato dalla morte, la Natura, vivono innocenti come esseri immortali, come dèi, ignari del loro destino finché la falce non li coglie.    

Beatamente inconsapevole, l’animale vive solo al presente: che potente insegnamento per noi… Non c’è guru che prima o poi non ci raccomandi proprio questo; che resista alla tentazione di svelare a noi, solo a noi, come fluttuare a bagnomaria dentro un infinito presente (con esiti generalmente opinabili). Ignaro di qualsiasi passato che non sia già ossificato istinto, non gravato da un solo istante di futuro, l’animale sa sempre esattamente cosa fare. E semplicemente lo fa.    


Dalla notte dei tempi la mamma umana osserva stupita come la mamma felina sa badare ai suoi cuccioli: con che sicurezza li nutre, li svezza e al momento giusto li scaraventa nel mondo. Dal canto suo, il maschio umano non può fare a meno di ammirare le qualità virili del pastore tedesco, la forza del toro, la bellezza e l’eleganza del cavallo. E non c’è nessun bisogno di rifarsi ad animali particolarmente rari o esotici: preziosi insegnamenti ci vengono dalla farfalla, dal topo, dal falco, dal coniglio, dal ragno… C'è tanta letteratura a nostra disposizione al proposito. Tutti gli animali, se liberi nel proprio ambiente e possibilmente senza noi nei paraggi, padroneggiano perfettamente la loro esistenza guidati saldamente dall’istinto, senza gli impicci della coscienza, la madre dell'Io e del Super Io, la madre di tutti i nostri conflitti, dei nostri deliri di onnipotenza, di tutte le illusioni metafisiche, di tutti gli esorcismi contro l'inevitabile unhappy end… Che sia una disgrazia più che un vantaggio evolutivo?  

Come liberarci dagli odiosi fardelli esistenziali lo chiediamo insistentemente ai nostri poveri guru, che si tratti di autorità ecclesiastiche, filosofiche, artistiche o anche solo di un duraturo bisnonno. Ma perché non chiederlo agli animali? Oltretutto questi nostri meravigliosi compagni di viaggio non ci rispondono con asfissianti predicozzi o verbose litanie, ma solo con l’esempio. Che cosa chiedere di più?