Libero funerale in libero Stato, ça va sans dire. Ognuno può
scegliere il funerale che sente più giusto per sé, minimal o neobarocco, le
leggi lo consentono e fin che si paga di tasca propria nessuno può dire niente.
Fatta eccezione – s’intende! – per il Vaticano, sola istituzione autorizzata a
stabilire come allestire una funzione religiosa come Dio comanda.
Ma motivo di scandalo non è stato tanto il funerale in sé, di gusto pare
opinabile, quanto la figura del defunto, capo riverito di un’influente famiglia
attiva da molti anni nella Capitale e nota per le molteplici attività
malavitose. Tutti i commentatori, o quasi, han parlato della nota
famiglia come si parlerebbe di un noto direttore d’orchestra sempre in
giro per concerti. Sì, una famiglia nota... E a quanto pare, nonostante
fosse perfettamente noto che cosa combinasse la nota famiglia
questo non è mai parso, né ai commentatori né alle varie polizie,
particolarmente degno di nota, né li ha troppo impensieriti. Questo,
almeno, fino al funerale-festa-celebrazione di pochi giorni fa… Perché se il
capo della nota famiglia malavitosa si fosse congedato da questa valle
di lacrime alla chetichella, senza dar dell’occhio, all’insegna del bon ton,
a quanto pare nessuno avrebbe avuto niente da ridire. Due righe in cronaca e
via…
Tra gli altri, un esperto di "cose di mafia" ha dichiarato che
questo funerale è stato un grave smacco per lo Stato, che il messaggio che la nota
famiglia ha voluto lanciare – ovvero che una fetta del territorio della Capitale
è cosa sua e ci fa gli affari che vuole – è arrivato dritto e chiaro a
destinazione ed è stato particolarmente dannoso perché ha segnato un pericoloso
arretramento nella lotta al malaffare. E questo dev’essere dolorosamente vero…
Altrettanto dritto e chiaro, però, è arrivato il messaggio in risposta delle
Istituzioni: “Famiglie malavitose tutte che operate sul territorio della
Repubblica Italiana, passi che vi siate sostituite allo Stato nei territori di
vostra competenza; passi che vi sostentiate alla grande trattando di rifiuti,
droghe, appalti, prostituzione e tutto ciò che rientra nelle tradizionali
attività malavitose; passi che siate riuscite a garantirvi la connivenza di
molte autorità politiche e la disattenzione di chi sarebbe preposto, e pagato,
per il controllo del territorio; passi tutto… ma che l’ultimo saluto a un
vostro capo si traduca in una cerimonia funebre con carrozza e cavalli, con un
ex carabiniere nella banda e un elicottero che sparge petali di rosa… No!
questo no… questo uno Stato con un minimo di dignità non può consentirlo”.
La nota famiglia, tanto aspramente criticata, dichiara intanto
alla stampa che tutti sapevano di questo funerale, tanto che sono stati sospesi
gli arresti domiciliari ad alcuni parenti che altrimenti non avrebbero potuto
partecipare alla cerimonia. Insomma, nessuno ha fatto niente di nascosto, tutto
era noto. E anche questo dev’essere dolorosamente vero… Ma le notizie
ormai incalzano. L’ultima che ho sentito: pare fosse noto che alcuni
appartenenti alla nota famiglia, che è anche molto vasta e ramificata,
abbiano ricevuto dal comune di Roma case popolari dove poter sbrigare le loro note
attività con un tetto sopra la testa pagando un affitto irrisorio; perché,
come noto, tutti abbiamo diritto a una casa…
Per ora l’unico punito, destinato forse a restare tale, è il pilota
dell’elicottero preposto all’omaggio floreale: gli han ritirato la licenza,
magari per sempre. Ricordate dunque, brave italiane e bravi italiani,
ricordate: mai, mai e poi mai lanciare petali di rosa da un elicottero durante
un funerale, per nessun motivo… è rigorosamente proibito!
Il Carro Funebre, stampa del 1853, 17x25 cm, tratta dall'opera "Usi e costumi
di Napoli e contorni descritti e dipinti".