Umberto Boccioni l’ha dipinto tra il 1912 e il 1913. È
un olio di grandi dimensioni (150x220 cm), meraviglioso. Un paio d’anni fa sono
tornato alla Guggenheim a Venezia e inaspettatamente (non sono mai documentato
a dovere, per fortuna) me lo sono trovato davanti. Occupava la parete di fondo
di una sala stipata di dipinti appartenenti alla collezione di Giovanni Mattioli,
collezione temporaneamente alloggiata da Peggy. L’incontro con “Materia”,
titolo del dipinto, è stato folgorante. Si tratta di un ritratto della madre
dell’artista, Cecilia Forlani, soggetto più
volte ripreso da Boccioni nelle sue opere. Cecilia
siede al centro del quadro, anzi, vi troneggia. Ma
è subito evidente che a essere ritratta è non solo e non tanto la madre di
Umberto. È la Madre di noi tutti. È la Materia.
Non ho altro aggettivo per descrivere “Materia” se
non che si tratta di un dipinto “radiante”. Dal quadro diffondono e ci investono
linee di forza, onde di energia, vortici di colore. Tutto vibra sulla tela.
Tutto è vivo, tutto freme in perenne trasmutazione. Al centro, immota, potente,
siede Madre Materia. La qualità pittorica del dipinto è strabiliante. Boccioni,
appena trentenne, ha già perfettamente assimilato la lezione dei cubisti
parigini e li ha superati in destrezza. Magistrale la resa del volto della
Madre che incorpora il proprio profilo. Ubiqua, la Madre è dappertutto. La
Madre tutto vede.
Il movimento, assente nelle vivisezioni di Braque o
di Picasso, qui come in molte opere di Boccioni è l’elemento determinante,
come a dire: scomponi un oggetto, liberalo dalla schiavitù di un unico punto di
vista, di una singola prospettiva, e cosa ne scaturirà… il succo, l’anima dinamica, l’energia. Illuminato
visionario, Boccioni ci svela il mondo che gli scienziati del suo tempo
descrivevano attraverso enigmatiche equazioni (la teoria della relatività è del
1909); ci mostra con linee e colori i segreti della pervasiva entità che, senza
bisogno di giustificazione alcuna, palesemente, indiscutibilmente, esiste. E
cosa racchiude la greve materia al suo interno? Un turbinoso universo
corpuscolare in frenetico movimento. Luce e calore che scaturiscono dalla sua intima
scissione. Una miriade di particole in fregola, ebbre,
impegnate a edificare danzando la nostra misteriosa realtà.
Le grandi mani della Madre Materia riposano sul suo grembo. Sono le mani
della forza: le basterebbe sciogliere l’intreccio delle poderose dita,
distenderle appena perché ne scaturiscano nuovi mondi. Ma forse non serve: tutto
è già stato generato e ora incessantemente, per pura inerzia, evolve. La Madre Materia,
paziente, veglia sulle sue creature, compenetrata, avvolta nelle infinite
sfaccettature del suo stesso corpo infinito.
E noi ammaliati la contempliamo.
Noi da lei irradiati.
***
In attesa della mostra “Umberto Boccioni (1882-1916). Genio e memoria”.
Milano, Museo del Novecento-Palazzo Reale, 25 marzo-3 luglio 2016.
wow! pare che Dio sia Madre... Vita...
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